mercoledì 14 settembre 2016

Viaggio nell'industria italiana

 

- Guarda il video e rispondi alle domande:




1. A che cosa fanno riferimento le seguenti cifre e percentuali?
a. 94%             b. 92%                        c. 83%                        d. 4 mln

2. Il pennellificio in provincia di Mantova: quale problema deve affrontare e come lo risolve?

3. Indica le percentuali corrispondenti ai seguenti dati:
a. esportazioni di alta tecnologia:  …  (Italia)            … (Germania)
b. imprese fra 10 e 50 addetti:  …  (Italia)            … (Germania)

4. Che cosa produce l’impresa di Gallarate? Con chi collabora? È abituale questo genere di collaborazione? E in Germania?

5. Qual è il mercato di sbocco della produzione della terza impresa citata nel servizio?

6. Perché l’Italia ha perso quote di mercato tra il 2000 e il 2010?

7. Che cosa accade nel settore servizi? 

- Se ne hai bisogno, clicca sui seguenti termini per leggere le loro definizioni:
ghiera 

- Trascrizione: 

Probabilmente questa è l’immagine che evoca la parola industria: una grande linea di montaggio con centinaia di addetti. Tuttavia la realtà italiana è molto diversa per il 94% fatta di piccolissime imprese con meno di 10 addetti. Superiamo la media europea che è del 92% e di gran lunga la Germania, che ha l’83% di piccole imprese. In Italia se ne contano quasi 4 milioni.

- Siamo andati a visitare alcune di queste piccole imprese per capirne i punti di forza e di debolezza. Prima tappa: un pennellificio in provincia di Mantova.
Un’impresa familiare: i genitori e due figli. Un prodotto: i pennelli per l’edilizia. Un ‘oggetto non molto sofisticato tecnologicamente. E un problema: la concorrenza di Paesi come la Cina, dove il costo del lavoro è molto più basso. Sorpresa, ecco la soluzione: un sistema di automazione molto spinto. In breve si caricano setole, ghiere, manici in appositi contenitori. E la macchina fa tutto il resto: imbustatura ed etichettatura comprese.
- Questo è il segreto per resistere alla concorrenza dei cinesi, è così?
- Sì, noi con questo macchinario riusiamo a produrre 1200 pennelli all’ora solamente con l’ausilio di 2 persone. Riusciamo a tirare fuori diversi tipi di pennelli sia manico plastica sia manico legno. E confrontandoli con quelli esteri, cinesi e così, ecco riusciamo ad avere un prodotto di qualità superiore a un prezzo competitivo.
Di solito si pensa che le piccole imprese facciano poca innovaziona e ricerca perché non hanno i soldi per pagarsela ma in questo caso un’innovazione, e anche molto efficace, c’è stata. Quest’altra linea, dove pennelli più grandi vengono in parte fatti a mano, sarà presto completamente automatizzata.
- Per molte piccole imprese italiane che lavorano in questo settore a media e bassa tecnologia il rischio della concorrenza dei Paesi emergenti rimane comunque molto forte. Questo lo si capisce anche guardando le esportazioni italiane, che sono solo al 50% di alta tecnologia contro oltre il 70% della Germania.
Seconda tappa: un’impresa un po’ più grande con una trentina di addetti. In Italia le imprese tra i 10 e i 50 dipendenti sono il 5%; in Germania, il 14%. Qui il prodotto è più sofisticato: speciali bilance per uso industriale o per particolari applicazioni, ad esempio questa bilancia portatile destinata alla polizia per pesare, come dire, al volo, in qualsiasi situazione, furgoni, TIR e camion. In quest’impresa di Gallarate abbiamo trovato una collaborazione piuttosto rara fra università e industria. Per sviluppare questa speciale bilancia in grado di misurare non solo il peso ma anche il volume di un oggetto qualsiasi sia la sua forma, quest’impresa si è rivolta al Politecnico di Milano, o meglio a una sua società dedicata proprio alla collaborazione con l’industria.
- Questa collaborazione col Politecnico nasce da un’esigenza nostra, dei produttori, di strumenti di pesatura di allegare alla pesatura anche sistemi di acquisizione del volume degli oggetti, dei colli. Questo sistema richiedeva qualcosa di più sofisticato che non era nelle nostre capacità. Abbiamo pensato di rivolgerci al Politecnico di Milano.
Collaborazioni come questa non sono tuttavia molto frequenti in Italia Un confronto con la Germania è illuminante: il 14% della ricerca nelle università tedesche è finanziata dalle imprese, segno che qualcosa ricevono in cambio. In Italia i finanziamenti dell’impresa privata al mondo accademico rappresentano soltanto l’1,3%.
Nuova tappa, stavolta in una media impresa con quasi 100 addetti. Le imprese medie, tra 50 e 250 adetti sono in Italia lo 0,5% mentre in Germania sono cinque volte tanto. Qui si construiscono grandi macchine utensili, gigantesche presse per sagomare i più diversi oggetti metallici come bombole del gas, estintori, lavandini metallici, vasche, ecc. Macchine abbastanza sofisticate che richiedono una progettazione complessa, una costruzione di precisione e collaudi molto severi, che avvengono in questo centro tecnologico. Qual è il mercato di queste enormi macchine che finiranno in altre fabbriche?
-I nostri mercati principali in ordine di importanza sono la Cina, la Germania e a seguire i Paesi emergenti, quindi con Brasile, India, Russia e in generale i Paesi cosiddetti BRIC nei quali noi operiamo con strutture di vendita proprie o con agenzie, e disponiamo, in questi Paesi che sono i nostri principali mercati di sbocco, di un’assistenza  postvendita diretta.
Quest’azienda di medie dimensioni ha quindi una sua rete internazionale di vendita e assistenza. Ma per molte imprese italiane le piccole dimensioni  rendono difficile lanciarsi in una dimensione globale planetaria, conquistare nuovi mercati e intercettare la crescente domanda dei Paesi emergenti o addirittura già emersi, soprattutto asiatici. Anche qui l’Italia arranca fra il 2000 e il 2010 non è riuscita a stare dietro alla crescita della domanda e ha perso quote di mercato. La Germania non solo le ha mantenute, le ha aumentate. Ritorniamo alla prima immagine del nostro servizio, la grande impresa con più di 250 addetti che ci viene subito in mente quando diciamo industria.  Rappresenta soltanto una su mille delle imprese italiane. Conclusione: nonostante le tante eccezioni ed eccellenze, piccolo non è sempre bello. Le imprese italiane sarebbero molto più forti se riuscissero a crescere.
- Ma è necessario crescere anche nel settore servizi perché proprio qui si sono spostate gran parte delle attività imprenditoriali. E anche qui le dimensioni sono troppo piccole rispetto alle grandi imprese che hanno conquistato i mercati mondiali e si sono ramificate molto anche nel nostro Paese.
Come ha detto un economista, noi abbiamo una diffusa attività alberghiera, ma non abbiamo grandi catene di dimensioni internazionali; abbiamo tante pizzerie e ristoranti, ma non una rete di grandi firme che si estendono fuori dal nostro Paese; abbiamo tanti mobilifici, ma non abbiamo un IKEA. Manca, insomma, una marcia in più, che è quella per riuscire a conquistare mercati più ampi. 

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